martedì 28 dicembre 2010

Auguri di buone feste,tanti raggi di luce per il 2011.

Quest’anno non è facile fare gli auguri.
le nubi si ostinano a stazionare sulle nostre teste,
i viandanti temono il viaggio e i navigatori la traversata.
eppure, qualche raggio di luce ha osato sfidare il buio, i falsi profeti e i guardiani dell’immutabilità delle cose.
qualche raggio di luce ha infranto il silenzio dell’oscurità.
di qui un operaio che con antica fierezza esclama no signore, di là uno studente che si ribella al furto del suo futuro.
non è ancora l’alba di un nuovo giorno, of course, ma senz’altro è la prova lampante che questa arriverà, prima o poi. basta crederci.
e allora, auguriamoci un 2011 illuminato da tanti raggi di luce.
 
Auguri! Buone feste.
Raffaele Brizio

Il finanziamento pubblico alla scuola privata in lombardia

La scuola pubblica sta subendo il più vasto programma di tagli della storia repubblicana e capita pure che dei genitori debbano donare 40-50 euro perché nella scuola dei loro figli mancano i soldi per comprare la carta. E mentre tutto questo accade, in nome delle ristrettezze di bilancio e della crisi, cosa fa la Regione governata da 15 anni da Roberto Formigoni? Se ne frega e aumenta sempre di più il finanziamento pubblico alla scuola privata e distribuisce sussidi a chi guadagna anche 200mila euro e abita in case di lusso
Questa è, in estrema sintesi, la realtà che emerge dal Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia, elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista, sulla base di un’analisi dettagliata e rigorosa del database dell’Assessorato regionale all’Istruzione.
A guardare i numeri, infatti, al governo regionale non sembra importare molto dei destini della scuola pubblica, visto che nell’anno scolastico 2008/2009 ben l’80% dei fondi regionali per il diritto allo studio è stato destinato in via esclusiva agli studenti delle scuole private, frequentate però soltanto il 9% degli studenti.
E lo strumento principale di finanziamento della scuola privata è stato anche quest’anno, come nei sette precedenti, il buono scuola, nel frattempo ri-denominato “dote per la libertà di scelta”. Con questo buono sono stati girati alle scuole private ben 45 milioni nell’anno scolastico 2008/2009 e ne verranno girati oltre 50 milioni in quello 2009/2010. Complessivamente, dal 2001 ad oggi, sono stati così drenati quasi 400 milioni di euro dalle tasche dei contribuenti a quelle della lobby della scuola privata.
E pur di poter garantire questo finanziamento privilegiato alla scuola privata, gli uomini di Cl non si vergognano neanche di erogare, in piena crisi economica, un sussidio pubblico a persone che, bontà loro, non ne avrebbero nemmeno bisogno.
Infatti, per riuscire nel miracolo poco cristiano di elargire ai due terzi dei 98mila studenti delle private lombarde un sussidio regionale, il governo Formigoni-Lega ha truccato le regole del gioco. Cioè, mentre i genitori degli studenti della scuola pubblica devono esibire il certificato Isee –il riccometro- per poter accedere a un piccolo contributo, i richiedenti il buono scuola godono di un meccanismo inventato ad hoc per loro, denominato “indicatore reddituale”, dove i limiti di reddito sono molto più tolleranti e, soprattutto, dove non si deve dichiarare la propria situazione patrimoniale, sia mobiliare, che immobiliare.
E il risultato di questo trucco è tanto stupefacente, quanto indecente, considerato che oltre 4mila beneficiari del buono scuola dichiarano al fisco addirittura un reddito tra 100mila e 200mila euro annui oppure che altri risultano residenti nella zone più prestigiose e costose delle nostre città, come per esempio Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni a Milano.
Insomma, lo scandalo che da anni denunciamo, cioè gli sfacciati privilegi della lobby della scuola privata, non solo si rinnova, ma si aggrava, perché il flusso di denaro pubblico alla scuola privata si intensifica proprio nel momento in cui il Governo sta portando l’attacco più pesante alla scuola pubblica, sostenendo che non ci sarebbero più soldi per nessuno.

Comunione con la lega e liberazione per nessuno

Èil nuovo asse segreto della politica, dell'economia e della finanza. È l'intesa
di cui non si può parlare. È il "patto di ferro" che nei prossimi mesi muterà
molti scenari in una serie di delicati scacchieri fatti di grandi business, di
appalti, di equilibri politici e istituzionali. Comunione e Liberazione ha
infatti scelto la Lega come partner forte per un progetto di vasto impatto e di
lunga gittata. Un disegno che si articola su una serie di capisaldi, per ora
percepiti con difficoltà dagli osservatori esterni, ma ben chiari ai vertici di
Cl e del Carroccio.
Pietra angolare dell'intesa è il federalismo. L'obiettivo dei due movimenti è
sfruttare la de-strutturazione dello Stato, e il progressivo passaggio di molte
sue competenze alle Regioni, per trasferire dal pubblico al privato una serie
di aree di lucrose attività che vanno dalle scuole all'energia, dalle
autostrade alla sanità, dalla formazione all'immigrazione. Braccio operativo
sarà la Compagnia delle Opere, la potentissima organizzazione vicina a CL che
raggruppa 34.000 imprese, per un fatturato stimato in 70 miliardi di euro.
Spetterà alla CdO il compito di trasformare l'indebolimento dello Stato
unitario in una gigantesca opportunità di business.
Il piano prevede una serie di step , che sono stati anticipati da Roberto
Formigoni in agosto durante il meeting di Rimini. Il primo ruota intorno ai
decreti attuativi della legge sul federalismo già approvata: il governo deve
emanarli entro due anni. Ma, nei decreti attuativi è possibile infilare di
tutto, e di questo Cl e Lega sono ben consci.
La seconda mossa riguarda, invece, la cosiddetta trattativa con lo Stato. Che
cosa sia Formigoni lo ha spiegato il 24 agosto quando, davanti ai vertici
entusiasti del movimento di Umberto Bossi, annunciato che Lombardia e Veneto
intendono sottrarre al governo centrale il maggior numero possibile di
competenze. Le due regioni, insomma, non puntano solo al federalismo fiscale,
ma vogliono la gestione di un'ampia serie di aree strategiche che comprendono
le strade, l'ambiente, la scuola, forse persino il nucleare, quanto meno in
termini di attuazione del piano nazionale di realizzazione delle centrali.
Nell'attuazione del federalismo, ha detto il governatore ciellino, "un passo
importante è quello di sfruttare la possibilità offerta dall'articolo 116 della
Costituzione, come la Lombardia sta cercando di fare. La Carta prevede infatti
che, su iniziativa della Regione, lo Stato possa attribuire, con una legge, la
competenza esclusiva su alcune materie che sarebbero, di norma, riservate allo
Stato". "Molte cose", ha annunciato Formigoni, "si possono fare senza ricorrere
ad un cambiamento della Costituzione , ma con una trattativa per ottenere
competenze specifiche. Noi siamo pronti ad occuparci esclusivamente delle
dodici materie che abbiamo già richiesto". Un'idea che ha trovato subito
d'accordo uno degli ospiti d'onore del Meeting di Cl, il ministro leghista
Roberto Calderoli, che ha parlato di una "modifica della Costituzione per dare
più potere alle Regioni" lasciando intravedere la linea di programma comune tra
il movimento fondato da don Giussani e il Carroccio. Così Formigoni ha
metaforicamente indossato la camicia verde e, mutuando linguaggio leghista, ha
parlato di un "diritto da parte dei cittadini ad autodeterminarsi e scegliere
il proprio modello di riferimento". Poi, tra gli applausi scroscianti, ha
recitato il mantra "meno burocrazia per le aziende", scandendo gli obiettivi:
"La sanità va gestita tutta in ambito regionale. Solo certe materie possono
restare al governo. Ogni cittadino ha il diritto di farsi curare dove vuole e
di scegliere in quale scuola mandare i figli. Abbiamo finanziato in questi anni
10.000 progetti di famiglie lombarde tramite l'associazionismo, contro la
logica centrali-sta. Ricco di prospettive, nell'accordo Cl–Lega, è pure il
business delle infrastrutture. Formigoni al Meeting ha ammesso candidamente:
"Abbiamo già l'ente lombardo Cal (Concessioni Autostradali Lombarde, ndr) per
le autostrade, a metà tra Stato, Anas e Regione. Siamo forti nel trasporto
ferroviario per i pendolari(pensando a bia' mi viene da ridere per non piangere) con Fs e Ferrovie Nord è ora di dire basta alla direzione romana".
I leitmotiv del leader politico di Cl sono gli stessi della Lega: "Bisogna
stabilire livelli diversi di imposizione fiscale tra regioni e attrarre
investimenti; serve un accordo delle Regioni con Province e Comuni per la
gestione dei soldi e per il federalismo fiscale".
Anche i servizi pubblici, nella nuova filosofia di Cl e Lega, vanno
ricalcolati in base a nuove unità di misura. Per Formigoni "il passaggio dalla
logica del costo storico a quella del costo standard, ottenuto con il
federalismo fiscale, rappresenta il passaggio dal vizio alla virtù".

giovedì 2 dicembre 2010

Termospettro

Uno spettro si aggira tra i partiti abbiatensi: lo spettro dell’inceneritore.
Questo impianto, la cui inutilità possiamo constatare quando riempiamo il
bidoncino marrone della raccolta differenziata che lo dovrebbe alimentare, ogni
tanto riappare. L’anno scorso il capogruppo PDL Bottene, vantando l’avvio della
raccolta differenziata, fece ambiguamente apparire il termospettro: l’impianto
era, a quell’epoca, “un’eventualità”. Quando, a inizio 2010, fu approvato il
PGT, il termospettro  si manifestò più minacciosamente nelle previsioni dell’
Ambito di Trasformazione Strategica n.4 (Castelletto); mentre si magnificavano
i risultati della “differenziata” si prevedeva ancora la costruzione di un
impianto. Quale? Quello da 33.000 tonnellate all’anno di rifiuti solidi urbani
cui era affezionato il PD, oppure qualcosa di più sostanzioso, tipo smaltimento
di rifiuti speciali? Chiesi a Bottene, che dava degli sciocchi ai critici del
PGT, se avesse informato gli abitanti di Castelletto del ritorno del
termospettro, ma, ovviamente, non ebbi risposta. Nel frattempo però la crisi
economica mordeva, Tremonti  tagliava i bilanci dei comuni compreso il fondo di
5 milioni previsto per la realizzazione dell’inceneritore: L’assessore al
bilancio, il vicesindaco Lovati,in accordo con il direttivo della lega che
aveva votato contro la realizzazione dell'inceneritore constatato che nessuno
proponeva la realizzazione dell’impianto, (certe trattative richiedono tempo e
calma) suggeriva di devolvere la somma ad altri usi, come consentito dalla
legge. Inviava dunque una specifica richiesta al sindaco che, prendendo tempo,
faceva scadere i termini previsti per ottenere parte della somma stanziata. Un
atteggiamento, quello di Lovati, che è stato giudicato scorretto e che invece,
a mio parere, era finalizzato a far uscire allo scoperto i sostenitori dell’
inceneritore, presenti dentro e fuori la maggioranza. Utilizzando i soldi dell’
impianto per altre opere pubbliche, gli amanti del “termo”, come lo chiamano
affettuosamente, avrebbero dovuto ammettere la morte del progetto. Non ne hanno
avuto il coraggio e ora il termospettro si vendica, facendoli litigare e
spaccando la maggioranza.

Termomanfrine

Ho ascoltato, in Consiglio comunale, le dichiarazioni del sindaco e della
maggioranza sulla questione del finanziamento di 5 milioni, erogato per la
costruzione di un inceneritore (pardon! Termovalorizzatore) e perso dall’
amministrazione per una sua strana inerzia: non lo ha usato né per realizzare l’
impianto né per altre opere pubbliche, come consentiva la legge finanziaria.
Con quell’importo si sarebbero potute sistemare cosette come gli impianti
fognari della città, la costruzione della scuola materna di via Colombo ecc.;
per questo la minoranza intendeva accertare se vi fosse stata negligenza del
sindaco e della giunta. Le risposte sono state illuminanti: Il sindaco ha
dichiarato che la somma non è stata richiesta perché “l’amministrazione ha
inteso mantenere questi soldi per la loro finalità originaria” (l’
inceneritore). Albetti, chiedendo i finanziamenti per altre opere, avrebbe
dovuto accantonare l’inceneritore; ci ha spiegato che i suoi “vedarem”, su cui
a volte mi permetto di punzecchiarlo, erano finalizzati a realizzare l’
obiettivo originario. A queste dichiarazioni faceva eco, con impressionante
chiarezza, una dichiarazione dell’ex segretario leghista, Zambolo, che, in una
mail citata dal sindaco, dichiara papale papale, che la richiesta del suo
partito di soprassedere alla realizzazione dell’inceneritore era stata “tenuta
nel cassetto” “per opportunità politiche, alla luce delle implicazioni
sovracomunali del problema”. Convengo che non ci sia nulla da chiarire, tutto è
evidente. I ritardi nella richiesta del mutuo non erano casuali: mentre la
giunta si faceva bella con la raccolta differenziata, lavorava per assicurarsi
i finanziamenti per l’inceneritore (ma cosa diavolo dobbiamo incenerire se i
nostri rifiuti sono al 50% riciclati?). L’atteggiamento della Lega, lo
“smarrimento” di una lettera in cui si chiedeva di soprassedere alla
realizzazione dell’impianto, dipendeva invece da logiche politiche “sovra
comunali”. Significa che il partito del federalismo e delle autonomie si fa
dettare la linea dai suoi vertici milanesi e non fa sapere nulla ai cittadini.
A me sembra che queste cose meritino un approfondimento: chiedo alla
maggioranza di dire ai cittadini con chiarezza se sta trattando a livello
“sovra comunale” per la realizzazione di un inceneritore a Mendosio, indicando
anche dimensioni dell’impianto e tipologia di materiali da smaltire; al PD e a
Ceretti, invece, chiedo, ricordando che la sola Rifondazione è sempre stata
contraria all’inceneritore, se hanno capito che l’impianto è inutile o se sono
rimasti tenacemente amanti del “termo”.  Credo che i cittadini, in vista delle
prossime elezioni, siano più curiosi di sapere questo che di ricostruire le
manfrine del passato.